L'allora Piazzale Spalato, in area intermedia tra centro storico e zona mare, si apre all’estremità, dal lato verso costa, di Via Castelfidardo. Il suo nome mutò nel dopoguerra proprio in seguito a quanto lì avvenne il 17 novembre 1943.
In quel giorno funesto una parte dell'area mare era stata precauzionalmente fatta sgomberare dai tedeschi a scopo di esercitazione militare. L'autorità germanica aveva dato indicazione esatta delle zone più prossime alla caduta dei proiettili che dovevano interessare esclusivamente la spiaggia e il mare e delle ore di esercitazione che dovevano avere termine per le 12.00, senza quindi alcun pericolo per la popolazione. Alcune granate lanciate da una postazione tedesca collocata sul monte San Bartolo però caddero fuori dell'orario previsto e dell'area prevista. Verso le 13.00 nel piazzale molti si muovevano tranquillamente e tanti bambini giocavano come sempre, alcuni erano stati nel rifugio ma ora erano fuori sulla strada.
I proiettili caddero tra le abitazioni uccidendo 14 persone, quasi tutti bambini e ragazzi, 12 nel piazzale e due altre in Viale Battisti. I cadaveri delle vittime furono trasportati al camposanto sul far della notte quasi di nascosto, e deposti in chiesa. Fu una traumatica e tragica presa di coscienza, per i cittadini di Pesaro, dell'atrocità della guerra che irrompeva nella quotidianità.
Sul perché l’esercitazione sia continuata oltre l’orario e con errori di lancio così marchiani, malgrado l'intervento delle autorità italiane che avvisarono il Comando tedesco di quanto stava avvenendo, i militari germanici non diedero mai alcuna spiegazione. La documentazione archivistica, reperita durante le recenti ricerche storiche, ha fatto emergere una vibrante protesta del Prefetto di Pesaro contro il comandante germanico Sprave, indicandolo quale responsabile della strage e chiedendone alle autorità superiori l'allontanamento.