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Una vita per la politica. L'Unione delle donne italiane a Pesaro nel secondo dopoguerra (1945-1950)Una vita per la politica. L'Unione delle donne italiane a Pesaro nel secondo dopoguerra (1945-1950)Una vita per la politica. L'Unione delle donne italiane a Pesaro nel secondo dopoguerra (1945-1950)

Una vita per la politica. L’Unione donne italiane a Pesaro nel secondo dopoguerra (1945-1950) - Carla Tonini

(in Dal tramonto all'alba. La provincia di Pesaro e Urbino tra fascismo, guerra e ricostruzione, a cura di A. Bianchini e G. Pedrocco, Clueb, Bologna 1995)

Introduzione

 
Pochi di noi conoscono ed adeguatamente apprezzano l’opera finora svolta e le iniziative intraprese dalle donne dell’Udi. E’ il loro un lavoro silenzioso, quasi schivo di pubblicità, frutto di quello spirito di dedizione, di altruismo e di modestia che sono caratteri inconfondibili dell’animo femminile. Non sarebbe possibile dare un quadro completo dell’attività passata e presente delle donne della nostra provincia, senza richiamarci al loro contributo prezioso alla lotta clandestina [...] in ogni campo le donne dimostrano la loro volontà di resistenza all’oppressore ed il loro anelito alla libertà. [...] Con l’acquisto di una più ampia libertà di azione e di iniziative, le donne dell’Udi si dedicarono prevalentemente al campo assistenziale, quel campo, cioè che per le disastrose condizioni di territorio e di popolazione richiedeva con più urgenza un provvido intervento e si imponeva su tutte le realizzazioni[1].

La ricerca si è posta come ambito di studi l’organizzazione dell’Udi di Pesaro e la politica femminile del Pci pesarese tra gli anni 1945-50 analizzando fonti di diverso tipo: documenti prodotti dalle donne e sulle donne.

Le difficoltà sono state numerose a causa della mancanza e della frammentarietà delle fonti, poiché nell’archivio dell’Udi di Pesaro non sono conservati i documenti relativi agli anni 1945-1948[2].

L’assenza di una documentazione che rispecchi la mole del lavoro politico svolto dalle donne nel secondo dopoguerra può essere compresa tenendo in considerazione diversi fattori, ma quello più visibile riguarda la mancanza di una pratica politica e di una coscienza storica radicata[3]. Il lavoro femminile pare rispecchiare l’esigenza di operare soprattutto per l’emergenza, per il «qui», per «l’ora», senza una coscienza della memoria storica che esca dal ricordo personale e divenga patrimonio di tutti, con la possibilità di essere «trasmessa» a coloro che «vogliono sapere»[4].

Noi facevamo per noi e le altre, per il presente; non ci preoccupavamo di costruirci un’immagine per il futuro, di creare archivi e memoria[5].

Mentre alcune intervistate desiderano ricordare per «rivivere», lasciare una testimonianza della propria esperienza e dell’attività compiuta in seno all’Udi, altre definiscono il ricordo «inutile» ai fini della costruzione di una memoria storica sedimentata, patrimonio del passato e culla per le giovani generazioni.

Io non ci credo molto [al raccontare le esperienze], serve più vivere insieme per insegnare qualcosa. I giovani se non l’hanno vissuta... E’ diverso sentirlo, leggerlo, dal viverlo[6].





[1]Cosa hanno fatto le donne dell’Udi per il bene del paese, «La Verità»,26 febbraio 1946.

[2] Ho consultato i seguenti archivi e biblioteche: ABP; ApcP 1945-49; IG Roma: fondo Apc Marche 1945-53; fondo Apc Direzione Nord 1943-45 Gdd; fondo Lavoro femminile; ASP fondo Ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione di Pesaro; presso la Biblioteca Oliveriana e la Biblioteca «V. Bobbato» ho effettuato lo spoglio di alcuni periodici.

La mancanza di documenti dell’Udi sul periodo dell’immediato dopoguerra si riscontra anche in altre realtà locali. Questo problema potrebbe essere in parte arginato attraverso l’archivio dell’Udi nazionale che ha sede a Roma ma, per motivi logistici, è momentaneamente escluso dalla consultazione. Per sopperire a tale vuoto documentario mi sono avvalsa sia di alcune interviste a donne fondatrici dell’Udi, o che fecero parte della commissione femminile del Pci, sia della lettura di documenti che provengono da altre fonti storiche. Elenco delle intervistate: Floriana Bergami, Gina Cerri, Rosina Frulla, Gianna Mengucci, Lea e Sparta Trivella. Vorrei ringraziare per la collaborazione nello svolgimento delle interviste la prof.ssa Stefania Pallunto

[3] La noncuranza per la storia causa ad esempio l’omissione delle date nei documenti. La scomparsa dei documenti dell’Udi potrebbe essere imputata alla paura delle persecuzioni subite nel periodo scelbiano. La storiografia si è a lungo disinteressata del movimento politico femminile e, a parte l’antesignana di questi studi F. Pieroni Bortolotti, di cui segnalo Alle origini del movimento femminile in Italia, 1848-1892, Einaudi, Torino 1975; Id, Socialismo e questione femminile in Italia, 1892-1922, Mazzotta, Milano 1974; Id, Femminismo e partiti politici in Italia 1919-1926, Editori Riuniti, Roma 1978; Id, Le donne nella Resistenza antifascista e la questione femminile in Emilia Romagna (1943-1945), in Donne e Resistenza in Emilia Romagna, vol. II, Vangelista, Milano 1978; ricordo qui di seguito solo alcuni fra i libri scritti sull’argomento: C. Ravera, Breve storia del movimento femminile in Italia, Editori Riuniti, Roma 1978; S. Casmirri, L’Unione donne italiane (1944-1948), in «Quaderni della Fiap» n.7, Roma 1978; P. Gaiotti de Biase, La donna nella vita sociale e politica della Repubblica 1945-1948, in Donne e Resistenza in Emilia Romagna, cit.; M. Mafai, L’apprendistato della politica. Le donne italiane nel dopoguerra, Editori Riuniti, Roma 1979; N. Spano-C. Camarlinghi, La questione femminile nella politica del Pci, ed. Donne e politica, Roma 1972; M. Michetti-M. Repetto-L. Viviani, Udi: laboratorio di politica delle donne. Idee e materiali per una storia, Coop. Libera Stampa, Roma 1984; A. Rossi Doria, Le donne sulla scena politica, in Storia dell’Italia Repubblicana, vol. I, Einaudi, Torino 1994, pp. 779-846. Mancano studi locali sull’Udi, ma vorrei qui segnalare il volume Paura non abbiamo... L’Unione donne italiane di Reggio Emilia nei documenti, nelle immagini, nella memoria 1945-1982, con scritti di A. Appari e al., Il Nove, Bologna 1993.

[4] Cfr. A. Buttafuoco, Vuoti di memoria. Sulla storiografia politica in Italia, «Memoria», 1991, n. 31, pp. 61-72.

[5] Paura non abbiamo, cit., p. 32. Anche Marisa Ombra sottolinea la stessa noncuranza nei confronti della memoria: «Non si pensava di dover mettere da parte, capitalizzare la memoria.», cfr. M. Ombra, “Essere dentro la storia”. Scelta politica e appartenenza di genere nell’esperienza di una partigiana, «Italia contemporanea», 1995, n. 198.

[6] Testimonianza di Gianna Mengucci a Carla Tonini, Pesaro, 13 settembre 1994.

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