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L'amministrazione provinciale dalla guerra alla ricostruzioneL'amministrazione provinciale dalla guerra alla ricostruzioneL'amministrazione provinciale dalla guerra alla ricostruzione

L'Amministrazione provinciale dalla guerra alla Ricostruzione - Paolo Giannotti ed Eramanno Torrico

(estratto da Le scelte politiche dell'Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino nella prima metà del Novecento in La Provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Caratteri, trasformazioni, identità, a cura di A. Varni, Marsilio, Venezia 2003).

Introduzione

Nell’agosto del 1944, al momento della sua liberazione, la provincia era una delle più sconvolte dalla guerra. Il territorio appariva completamente devastato dalle operazioni belliche: prima per la costruzione del sistema difensivo della Linea gotica, poi per il suo sfondamento. L’attività industriale era ferma, carente di tutto - scorte, materie prime, attrezzature, energia –; e la produzione agricola ristretta al diretto consumo. Nelle campagne le condizioni di vita ed alimentari erano peggiorate, nei centri urbani al limite della sussistenza. Questi ultimi erano invasi dalle macerie, privi delle infrastrutture e dei collegamenti, isolati e senza le rappresentanze istituzionali, che si erano dissolte. Il capoluogo provinciale sprovvisto anche di acqua, luce, servizi, con ogni attività produttiva bloccata, si presentava ai liberatori con “tutte le porte delle abitazioni aperte, qualche cadavere, in qua e in là, stecchito ed in stato di putrefazione, animali abbandonati; ovunque i segni terrificanti dello squallore, delle devastazioni, delle rapine e della morte(1)". Gli sfollamenti avevano ridotto il capoluogo provinciale a un centro fantasma, abitato da poche centinaia di persone delle 50 mila che lo popolavano, privo di uffici pubblici trasferiti altrove: la prefettura e gli organismi provinciali a Urbino, la questura nella frazione di Candelara, il provveditorato agli studi a Fermignano, gli uffici comunali a Ginestreto.
In tutta la provincia i partiti e le formazioni della Resistenza avevano tenuto in vita un’elementare struttura organizzativa e una discreta attività politica. Lo schieramento antifascista indirizzava tutte le proprie energie alla soluzione dei problemi materiali che gravavano sulla vita quotidiana della popolazione. ed al ripristino dei poteri locali (...).


1 G. Coli, Pesaro: da caposaldo della linea Gotica alle elezioni di libero comune democratico, Pesaro, Step, 1946, p.4. Per un quadro più puntuale della drammatica situazione della provincia vedi M. Savelli, Il ruolo istituzionale del comune di Pesaro dalla Liberazione alla prima metà degli anni ’50, in “Quaderni di Resistenza Marche, 7/1984; V. Camporesi, Dalla “Liberazione” alle elezioni amministrative del 1946: la gestione dell’emergenza a Pesaro, Urbino, e Fano, in Linea Gotica 1944. Eserciti, popolazioni, partigiani, a cura di G. Rochat, E. Santarelli, P. Sorcinelli, Milano, Angeli, 1986; L. Garbini, Partiti e amministrazione a Pesaro dalla Liberazione alla ricostruzione 1944-1948, in Dal tramonto all’alba, cit., vol.II, cit. Riferimenti sulla condizione economica della provincia durante il conflitto in L. Segreto, Economia e società di una regione in guerra: le Marche 1939-1945, “Storia e problemi contemporanei”, La guerra e la Resistenza nelle Marche, 15/1995.