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Sandro Severi Sandro Severi Sandro Severi

Severi Sandro

Intervista di Massimo Lodovici

Mi chiamo Sandro Severi, sono nato a Pian di Meleto il 5 marzo 1925. Ho interrotto gli studi dopo aver fatto le scuole elementari e il ginnasio che allora era di 5 anni e nel '41 sono andato ad abitare a Roma alla ricerca di un lavoro.
Tua maturazione politica, a partire dalla tua famiglia e dalla tua storia sotto il fascismo.
Il periodo fascista della mia giovinezza non mi ha inciso in maniera significativa nel senso che mi è passato un po' in superficie. Come nella maggior parte dei piccoli centri dell'entroterra il fascismo non ha trasmesso cariche ideali od emotive alla maggior parte della gente. A Pian di Meleto vivevo a stretto contatto coi mezzadri e dei coltivatori diretti. Io ero figlio di un postino, postino anche di campagna. Mio padre mi mandava spesso a portare la posta dai contadini per dargli una mano negli intervalli fra la scuola e il gioco. Contatto fisico coi contadini, "che fascisti non sono mai stati". Non avevano l'obbligo di prendere la tessera del fascio, non erano ammessi al dopolavoro del paese. In tutto il paese c'era un solo contadino iscritto al dopolavoro. Separazione netta fra paese e campagna: se un contadino incontrava in paese il fattore o il padrone veniva insultato in pubblico. Il fascismo non mi ha influenzato più di tanto. La guerra invece sì. Nel '42 sono andato volontario in marina. "La mia famiglia era una famiglia piccolo borghese di questa piccola borghesia paesana...Piccolo borghese perchè: ti dicevo mio padre era postino, aveva uno stipendio, era un dipendente dello stato, ma lo era da generazioni in generazione la mia famiglia impegnata nel servizio postale e quindi era una famiglia piccolo borghese, che però...almeno nella generazione di mio padre ha vissuto una miseria piuttosto grossa. E' stata sufficiente una lunga malattia di mia madre che l'ha portata a morire quando avevo 8 anni per ridurre in miseria la famiglia". Le mie condizioni di vita erano identiche ai figli di questa specie di braccianti di paese. La guerra ha cominciato a mettermi invece in contatto con alcune riflessioni ma non più di tanto. Quello che ha contribuito a determinare la svolta della mia vita è stata la guerra partigiana. Per la prima volta ho capito cos'era l'antifascismo e prima ancora quali potevano essere le parole d'ordine dell'antifascismo. Massimaliste, semplicissime ma "ti catturavano". Esempio la terra ai contadini. "perchè porca miseria è giusto che i contadini abbiano la terra...'sto padrone, 'sto panzone che arriva lì, si porta via tutto dio bono, e il contadino rimane con i debiti, c'ha sempre i debiti da pagare al padrone, il raccolto non gli basta, in montagna sai che la rendita dei terreni è molto bassa eccetera". Una svolta è stata determinata dalla vita partigiana. Non sono partito avendo già una coscienza chiara, ma non avevo alternative se non quella di finire nella Rsi.

Principali aspetti biografici:
- segretario della Camera del Lavoro di Piandimeleto nel 1947
- direttore del giorale "Il Solco" e membro della segreteria della Federmezzadri
- giornalista per l'Unità
- assessore alla Cultura del Comune di Piandimeleto
- Presidente dell'Anpi provinciale

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