Nel 1996 l'ISCOP e la Biblitoeca Bobbato in occasione della realizzazione a Pesaro di una mostra sulla questione razziale nel regime fascista promosse una ricerca storica in numerosi archivi del territorio alla ricerca di testimonianze documentarie sul fenomeno delle persecuzioni antiebraiche.
L’ISCOP, quindi, conduce ormai da tempo sui temi dell’antisemitismo, del regime fascista e della Shoah, ricerche su tutto il territorio provinciale. Presso la biblioteca-archivio “Bobbato” di Pesaro si è così raccolta una quantità di materiali eterogenei, di varia provenienza, che permettono di comprendere meglio cosa avvenne nella città di Pesaro e in provincia durante la persecuzione antiebraica. Queste sono oggi a disposione di tutti e costituiscono una base essenziale per la ricostruzione di queste vicende, caratterizzate da notevole complessità e ancora scarsamente indagate.
Se sul tema della Shoah si è registrata nel corso degli anni una crescente attenzione a livello nazionale, grazie anche a numerose iniziative scientifiche e istituzionali, diversa è la situazione per le memorie locali delle singole realtà e soprattutto per quella che potremmo definire la coscienza collettiva del fenomeno all'interno delle singole comunità. Nella memoria sedimentata nel territorio ha infatti prevalso un meccanismo di rimozione o spesso di superficiale inconsapevolezza rispetto alla gravità di quanto accaduto. La provincia di Pesaro e Urbino non si distacca sostanzialmente da questo paradigma, quanto accadutovi ha subito un allontanamento psicologico e una decontestualizzazione rispetto alla storia conosciuta e tramandata.
E’ parso quindi importante riportare nella specificità della scala provinciale alcuni meccanismi sociali, politici, psicologici che hanno caratterizzato lo svolgersi della persecuzione razziale. Si è voluto indagare come fu possibile che la tradizionale periferia dell’Italia, composta delle tante Pesaro, Pennabilli, S. Agata Feltria, ecc., sia divenuta nel 1943-44, per una sorta di mostruoso processo di globalizzazione del terrore, la periferia di centri i cui nomi ancora interrogano le nostre coscienze: Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen? Fascismo e nazismo finirono per dar vita, in quegli anni, ad un immenso sistema integrato dell’orrore, in cui anche il territorio pesarese venne inserito e di cui oggi restano poche tracce.
Le ricerche coordinate da Andrea Bianchini si sono concretizzate in un primo saggio pubblicato sul quaderno della Fondazione Scavolini "Studi sulla comunità ebraica di Pesaro" dal titolo La persecuzione razziale nel pesarese 1938-1944.
E' in corso attualmente un aggiornamento e ampliamento di quello studio.