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Il mondo marinaro a Fano

Porto di Fano primi del '900

PREFAZIONE

Abbiamo aderito al concorso “Memoria e Lavoro“, bandito dalla CGIL in occasione del suo 100° anniversario, perché condividiamo in pieno le motivazioni che lo animano.
Conoscere le varie forme del lavoro e le trasformazioni  apportate dal progresso e dalla tecnologia, è sicuramente importante perché aiuta a comprendere il cambiamento avvenuto nella storia materiale; ma ancor più significativo è  riflettere sui rapporti umani e sociali che attorno ad un certo lavoro si sono costruiti; rapporti fatti di  solidarietà, di fatica comune, di lotte, di fermezza e tenacia per affermare la dignità delle persone e del lavoro. Con questo intento ci siamo avvicinati, insegnante e alunni, al mondo dei pescatori fanesi, di cui gradualmente abbiamo scoperto non solo la dimensione del duro lavoro, ma anche lo spirito associazionistico e la determinazione con cui, nell’arco di cinquant’anni di storia, hanno lottato per affermare i propri diritti. Il mondo del mare, oggi, è spesso percepito dai giovani solo come sinonimo di sole, divertimento e vacanze; il mare nella nostra ricerca è, invece, luogo di rischio e di precarietà, di disagio e di lavoro pesante, da cui, però, centinaia di uomini hanno ricavato, con sapiente esperienza, fonte di sostentamento per sé e per le loro famiglie.

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La mezzadria a Fano

Mezzadri di Fano, anni '50

PREFAZIONE

Il rapido evolversi della società nell’ultimo cinquantennio, assieme all’avvento della tecnica e dell’industrializzazione, hanno reso obsoleti i modi e le tecniche tradizionali di coltura delle campagne, apportando sconvolgimenti anche nei rapporti interpersonali nelle famiglie patriarcali.
Di fronte a tale rapida evoluzione, la tradizionale cultura contadina del mondo marchigiano ha rischiato così di scomparire, essendo cessata la trasmissione di una sapienza antica alle giovani generazioni.
Con la perdita della tradizione hanno rischiato di essere dimenticate tecniche secolari di lavorazione in uso nel mondo contadino, quella cultura orale che senza l’ausilio di testi scritti aveva saputo tuttavia formare generazioni e generazioni di lavoratori della terra, l’innumerevole serie di termini legati a questa specifica cultura che arricchivano la lingua marchigiana, nonché i proverbi, i detti, i canti, le filastrocche che accompagnavano i diversi momenti del vivere sociale.

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