Tra le organizzazioni connesse allo Stato corporativo veniva quindi sciolta anche la Federazione fascista autonoma degli artigiani d'Italia, che aderiva alla Confederazione fascista degli industriali. Di contro il provvedimento autorizzava la libera costituzione di nuove organizzazioni sindacali: “Da oggi, tutti i datori di lavoro ed impiegati potranno creare nuove organizzazioni di lavoro per contratti collettivi e per altri scopi legali da essi desiderati, purché le attività di queste organizzazioni non interferiscano con il proseguimento della guerra”.
Intanto con la legge n. 315 del 14 settembre 1944 il governo Bonomi ricostituì le Camere di Commercio Industria e Agricoltura che verranno rinominate qualche anno più tardi Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura.
Tutta la società, nell'ambito della rappresentanza del mondo del lavoro, era in nuovo fermento come conferma il Patto di Roma siglato il 3 giugno 1944, che con l'adesione delle maggiori componenti del movimento antifascista, in nome dell'unità sindacale e in vista dell'immane opera di ricostruzione del paese, sanciva la rinascita di un unico sindacato di rappresentanza dei lavoratori nel pieno rispetto “di ogni opinione politica e fede religiosa”.(...)