intervista di Alessandra Arduini
Vengo da famiglia socialista, io stesso sono sempre stato di questo partito. La mia esperienza nasce nelle piccole sezioni dell’entroterra dove da giovane mi ritrovavo a prendere delle posizioni rispetto alla situazione dominante del centro-destra con un certo goliardismo, poi piano piano questo goliardismo prese il sopravvento trasformandosi in voglia di produrre idee nuove sul piano amministrativo e politico. Sto parlando del periodo precedente al 1968, era ancora il 1966 circa. In questo contesto io ho continuato portando avanti due strade, da un lato la scuola e dall’altro l’impegno di carattere sindacale.
Pur partecipando a tutti gli organismi politici, fino alla federazione provinciale, e addirittura a quella regionale, non ho mai svolto un ruolo politico di primo piano, perché mi interessava di più il modo sindacale. In particolare mi interessò tutta la partita dell’agricoltura che in quegli anni era ancora il settore trainante. C’era in discussione se superare la mezzadria oppure trasformarla, se parlare di affittanza con la cooperazione come seconda fase per gestire gli affittuari e se parlare, insomma, di piccola proprietà coltivatrice. Erano temi che noi studenti seguivamo. Io posso dare di quel periodo un giudizio molto limitato perché in quel momento ho operato con la ex alleanza contadini, che sarebbe oggi la CIA (confederazione italiana agricoltori). Allora il mondo agricolo era molto diviso, però non si riusciva a cogliere l’aspetto che anche la mezzadria, forse, ristrutturata nella maniera dovuta, poteva diventare una moderna forma di compartecipazione (...).
Principali aspetti biografici:
- segretario della Camera del Lavoro di Fano
- segretario regionale del settore pubblico ad Ancona
- componente della segreteria confederale a Pesaro